GIANNI DE TORA

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1986 ''Arte oggi in Campania'' – organizz. Festival de L'Umanità - Mostra d'Oltremare, Napoli 22 - 26 ottobre

 
TESTO DI LUIGI PAOLO FINIZIO SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

Arte oggi in Campania

La presente è una esposizione di pittori e scultori ideata all'insegna dell'incontro, delle compossibili attualità, nelle singole e diversificate posizioni espressive, di artisti operanti in territorio campano. Intitolando questa mostra "Arte oggi in Campania" si è inteso significare il proposito pluralistico, di aperta ricognizione sul campo. L'occasione del resto corrisponde a chiare ragioni di promozione e attenzione culturale nel quadro delle manifestazioni indette ad ottobre a Napoli per il Festival dell'Umanità, su invito del quotidiano "L'Umanità", organo del Partito Socialista Democratico. Implicitamente tuttavia alle ragioni organizzative l'occasione espositiva mira a registrare, nella sua apertura di campo, una realtà di fatto agente e relazionante oggi le diverse identità espressive delle arti figurative. Tutti possiamo infatti respirare quest'aria che oggi circola fra le cose dell'arte, ma non solo, aria di conciliante compatibilità su differenze un tempo (non molto lontano) vicendevolmente reattive e incompatibili. Si dà insomma percepibile negli anni correnti, nello spirito di questo nostro tempo, il trascorrere di una condizione vissuta in vicendevoli confronti, spogli da radicali assunti di parte, da accese contrapposizioni di poetica cui si era abituati ad assistere nella vita dialettica e del dibattito di confronto delle opere e delle tesi dell'arte. Tutto al momento appare compatibile, tutto si tiene nel sistema delle diversità e delle affinità che si diramano nell'avvicendarsi delle ricerche espressive in pittura e scultura. Tutto questo si delinea in una certa temperie culturale con una sua tonalità di tolleranza verso le diversità e le identità personali che, smorzando certe trascorse temperature ideologiche, certe faziose collocazioni più teoriche che reali, danno risalto alle pratiche dell'arte, alle loro intime e fattive elaborazioni in pittura e scultura. La possibilità di compresenza delle tendenze espressive, dei loro interni processi di linguaggio, comporta la messa in evidenza dei poteri di significazione delle tecniche stesse dell'arte, dei loro poteri di suscitazione connessi alla manipolazione dei materiali, alle trasfigurazioni d'immagine, a scapito, appunto, del ricorso a presupposizioni poetiche, a certe teorizzazioni progettuali e ideologiche che orientano il fare stesso dell'arte. La pluralità delle idee fa corpo con la pluralità delle forme espressive. E si tratta di un pluralismo di idee a confronto, di tendenze le cui distinte identità di linguaggio riflettono e si tengono nel sistema delle scelte e delle volontà espressive che ciascun artista intraprende. Con queste premesse la mostra organizzata mira perciò a dare rilievo più che a certe affinità alle diversità che le pratiche stesse rendono leggibili. Pittura e scultura diventano così, più che aree di possibili convergenze o riscontri di poetica, aree di elaborazione individuale, di riconoscimento della singolarità di un fare creativo. Sono presenze sparse sul territorio campano che vi segnano variegate incidenze di lavoro con sentite continuità di richiami al patrimonio recente dell'arte contemporanea o a più vasti sommovimenti di memoria culturale. L'elaborazione d'immagine, le assunzioni di matrici dell'astrattismo, la ripresa sempre più affiorante dall'interno della trascorsa poetica informale, sono riferimenti oggi correnti sull'orizzonte generale dell'arte contemporanea, ma che qui in area campana si radicano nel patrimonio personale rivissuto creativamente o in attingimenti di memoria e cultura mediterranee. L'idea espositiva, realizzata da chi scrive con la collaborazione di Maurizio Vitiello, vuol muovere quindi da una motivazione pragmatica, di sondaggio empirico sul diramarsi delle esperienze in corso, sul loro dislocarsi e confrontarsi in un tessuto animato e versatile di proposizioni espressive qual è
tradizionalmente quello campano.

 
articolo di E.Cicelyn con inserita foto opera di Gianni De Tora
 
 
TESTO DI MAURIZIO VITIELLO SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

Una regione inquieta

La Campania è una regione inquieta. Dalle mille facce e dalle mille sfumature. Se Napoli è una città "illegittima", la Campania è il territorio in cui risultano amplificate le più diverse ramificazioni di una dimensione anomala. Ordine e regolarità regnano in poche zone che potremmo definire isole felici. La letteratura sui mali di Napoli e della regione è vasta. Quotidiana ed insistente imperversa l'informazione. Superficiali note ed analitiche considerazioni, infelici e folgoranti impressioni di diario, scaturite da estemporanee visite nel "profondo Sud" di inviati (più o meno) speciali, e relazioni di insigni studiosi sono da considerarsi differenziate letture di echi di fascini e di miti, di stereotipi e di realtà contrastanti. Non è qui il caso di dilungarsi per definire una speculare e precisa immagine del "territorio a Sud del Garigliano". Certamente i testi di Malaparte, Rea, Bernari, Burns, Compagnone, Ortese, Allum, Incoronato, Prisco, Di Stasio, Ramondino, Piscopo, Manlio Rossi Doria e di tanti altri ci hanno fatto conoscere, e amare, il Sud quanto Rosi, La Capria (suo il recente L'Armonia Perduta, di cui Giuseppe Galasso ha scritto, tra l'altro: "E il racconto dell'anima di uno spirito finissimo, che sente di Napoli, di tutta la varietà napoletana, anche di quella che respinge e di cui soffre, in maniera assai alta e ne ha pensato e scritto cose, che certo sono cose nostre, di noi napoletani innanzi tutto, e aiutano a vederci meglio quali fummo e siamo, ma sono anche cose dell'uomo di tutti i tempi e di tutti i paesi."), Giglio, Ghirelli, Prunas, Patroni Griffi, Giannini, Mastrostefano, Romano, che partirono e che non hanno dimenticato di "appuntarlo" nei loro lavori. E' scelta improba cercare di legare e fissare con lucida freddezza il perché dei respiri asmatici e dei sussulti di gioia di questa terra. Terra in cui non si è mai spenta la creatività. Creatività, purtroppo, sino ad oggi, malamente - tranne rari casi - organizzata per far lievitare progressi a diretto beneficio della comunità. Comunque, nel composito e variegato panorama artistico della regione campana si nota un proliferare di emergenze. Effervescenze linguistiche si susseguono incessantemente. E interessante, quindi, "vigilare" una tale vitale situazione, così ricca di promesse estetiche e di potenzialità espressive. E qui ci preme sottolineare che la regione - ma, indubitabilmente, Napoli in particolare - esprime una teoria di nomi che, di anno in anno, si rinnova e accende l'orizzonte di novità. Si agglutinano in una succosa miscellanea ricerche minute e lampi creativi. Questo "status" determina una felice immagine, ovviamente a tutto vantaggio della Campania, e conferma una positività artistica. Anche nelle arti visive, come nella musica, nel teatro e nel cinema, un primato di attualità sembra essere raggiunto, pur sempre in linea mediterranea, dal capoluogo partenopeo e da vari altri centri, periferici comunque - bisogna dirlo - rispetto a Napoli che coagula iniziative. Napoli è presente ed emergente. Napoli, forse laboratorio sociale unico al mondo, conta un passato illustre e tutt'oggi si dimostra luogo capitale di prospettive operative. Però, purtroppo, in questa terra l'immaginazione e la fantasia, talvolta, sono sopraffatte dalle realtà più inverosimili. Bagni d'umanità e docce fredde alternano il vivere che circola ai limiti del sogno, diviso tra sereni sapori e agitati, profondi, inquietanti incubi. Nella rassegna ad ampio ventaglio di proposizioni, che ha richiesto non pochi sforzi per l'organizzazione e la programmazione, entrambe affrontate tra sudori ed affannate ricerche degli artisti in piena estate, si confermano emergenze storiche, nuove realtà e fresche forze dell'attualità in Campania. Qui gli scultori Lidia Cottone, Michele Mautone, Anna Bertoldo, Rosa Panaro, Giuseppe Pirozzi e Natalino Zullo con espressività diverse segmentano una pluralità di ricerche plastiche. Nel campo della pittura una nutrita compagine vede nell'informale, con le sue estensioni segniche, una fonte ancora non esaurita di suggestioni cromatiche, di valenze gestuali e di indicazioni visive. Renato Barisani, Salvatore De Curtis, Gisela Robert, Maria Luisa Casertano, Gianni Lizio, Mimmo Petrella, Mariolina Amato regolano con sedimentazioni o con colpi rapidi una pittura di forza magnetica o fluida. Gerolamo Casertano, Gianni De Tora, Enea Mancino, Ernesto Terlizzi, Mario Lanzione, Marisa Albanese, Franco Massanova, Ferdinando Vivo, Edoardo Ferrigno, Antonio Izzo s'impegnano ad ottenere nei loro lavori pulizia e nettezza geometrica, non disdegnando accensioni coloristiche. Marisa Albanese, Carmine Di Ruggiero, Gabriele Marino, Alfonso De Siena, Antonello Tagliafierro, Pasquale Nasta, Carla Seller, Clara Rezzuti misurano nuovi percorsi sforzandosi di valutare con acute analisi il personale contatto col mondo. Singolarità espressive testimoniano un diverso approccio con il reale filtrato dall'occhio dell'anima e dall'anima della ragione. Enzo Ruju ripropone il mito dell'antico Egitto mentre Romualdo Schiano ripercorre ambienti pompeiani e greci. I due artisti affondano il pennello nelle radici di civiltà del bacino del Mediterraneo. Il loro dipingere è incursione anche nello specifico contemporaneo. Su avvertiti e digeriti codici simulano il presente pittorico e propongono un passato d'immagini. Quest'esposizione è un'occasione che raccoglie idee. Creatività misurate ed eccitate confermano una via dell'arte trafficata. Viva.

 
 
cartoncino di invito
 
 
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